La morte del nostro compagno Yusupha Joof, carbonizzato nelle fiamme della baracca di lamiere in cui viveva, è stata soltanto l’ultima tragedia che si aggiunge alle migliaia degli ultimi anni. Storie di morte, di sofferenza, di impoverimento, che compongono le ultime pagine di storia della nostra Repubblica democratica fondata sul LAVORO.
L’indifferenza della politica di fronte all’ennesima morte ci ha spinti a indire uno sciopero della fame e della sete davanti ai cancelli del Palazzo del Potere, a Piazza di Montecitorio, a Roma. Aboubakar Soumahoro, presidente della Lega Braccianti e portavoce di Invisibili in Movimento, si è quindi incatenato davanti a quel Palazzo, che nonostante debba per “dovere di Stato” dare risposte alle sofferenze del Paese Reale, ha deciso di essere cullato dall’indifferenza politica ed essere avvolto dal cinismo dei giochi di potere.
Le nostre vite, di lavoratrici e di lavoratori, non possono continuare a soccombere sui luoghi di lavoro (come ad esempio nei campi di raccolta di frutta e verdura, sui cantieri edili, ecc) o a essere carbonizzate dalle fiamme della miseria, come è recentemente accaduto a Yusupha Joof.
Una Repubblica fondata sul lavoro non può coltivare e normalizzare la cultura del lavoro povero.
Come diceva il maestro Giuseppe Di Vittorio, non è “giusto che il salario dei lavoratori sia al di sotto dei bisogni vitali dei lavoratori stessi e delle loro famiglie, delle loro creature“.
Siamo venuti quindi oggi a chiedere al Palazzo di smettere di ignorare le nostre grida di dolore e di iniziare a vedere le sofferenze delle lavoratrici e dei lavoratori del Paese Reale.
Davanti al nostro parlamento, abbiamo portato queste tre richieste:
- Introdurre il SALARIO MININO LEGALE perché NOI, lavoratrici e i lavoratori, non possiamo continuare a patire la fame pur lavorando;
- Varare un PIANO NAZIONALE CONTRO GLI INFORTUNI SUL LAVORO perché NOI, lavoratrici e i lavoratori, non possiamo continuare a scendere a compromessi con le morti per povertà;
- Riformare la FILIERA AGRICOLA, con l’introduzione della Patente del Cibo, perché NOI, braccianti e contadini, non possiamo continuare ad essere schiacciati sotto il rullo compressore della potente Grande Distribuzione Organizzata. Inoltre, occorre rilasciare un permesso di soggiorno per contrastare il Caporalato.
L’articolo 1 della Costituzione non può essere calpestato dal Palazzo.
“È la storia di Luana, e la storia di Dampha, di Yusupha, di Lorenzo, mai più tornati a casa. Per una repubblica democratica fondata sul lavoro, se il lavoro diventa quei numeri di morti, vuol dire che questa repubblica non sta in piedi e che rischia di crollare”, ha dichiarato Aboubakar Soumahoro.
Dopo dieci ore di sciopero della sete e della fame sotto il sole cocente, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ci ha ricevuti e ha preso l’impegno di programmare un incontro con il Presidenre del Consiglio Mario Draghi. Il lavoro in Italia non può più generare morti, schiavitù, sfruttamento, povertà, precarietà e inquinamento ambientale e morale.
La nostra missione è quella di assumersi la responsabilità di dare esistenza sociale e politica alla moltitudine di esseri umani schiacciati dal rullo compressore di questo sistema ingiusto.