Primo Maggio Libero e Pensante: La Lega Braccianti sui palchi di Taranto e Roma

E’ stato molto emozionante portare una testimonianza e lanciare un messaggio di pace e speranza dai palchi del primo maggio di Taranto e Roma. Dal palco di Taranto è intervenuto il nostro Presidente Aboubakar Soumahoro, e dal palco del concertone della capitale è intervenuto Dosso Cindou, sotto le note della musica di Venerus. Abbiamo deciso di rivolgerci a queste due platee per ribadire che in Italia, dove  quest’anno hanno perso la vita oltre 1200 persone sul luogo di lavoro, il primo maggio non è una festa. E per ribadire che lo spirito bellico si combatte parteggiando per la pace, ogni giorno, non semplicemente ripudiando le guerre, ma costruendo uno stato di giustizia sociale e di dignità per le persone. Di seguito degli estratti dei due interventi: 

Dosso Cindou, Lega Braccianti: 

 “Sono molto contento di essere con voi qui. Il messagggio è semplice: non dimentichiamo nessuno. Non ci dimentichiamo di nessuno. I braccianti sono dei lavoratori come tutti e la loro voce conta. La vera accoglienza significa accogliere tutti, non solo quelli di un colore”.

 

Aboubakar Soumahoro, Presidente Lega Braccianti e Portavoce di Invisibili in Movimento: 

Partigiani e Partigiane della pace e del lavoro come state? Oggi non è la festa del lavoro, come ci ha ricordato la madre di Luana D’Orazio, e noi non possiamo celebrare questa giornata, senza dedicare con il vostro permesso un minuto di silenzio insieme. Per tutte le persone cadute sul lavoro, a tutte le persone cadute a causa del modello produttivo che inquina, che porta morti. Questa giornata è per coloro a cui manca il salario, per chi mangia una volta, per chi vive crisi interiore, per chi è solo, per chi non ha la casa. L’ho vissuto sulla mia pelle e posso dirvi che viviamo all’interno di un contesto di Guerra. E non possiamo non parlare di come la guerra si declina nel nostro quotidiano. 

La guerra genera altre guerre. Non si costruisce la pace con lo spirito bellico perché lo spirito bellico risponde con la creazione di altre guerre. 

Quella del lavoro è un’altra guerra. In una repubblica democratica fondata sul lavoro vedere lavoratrici e i lavoratori sotto il rullo compressore della precarietà esistenziale, della precarietà lavorativa, dei salari da fame, dello sfruttamento e del logoramento fisico, spinge a pensare che queste sono forme di schiavitù legalizzate. Sono giovani, sono donne, sono migranti, sono lavoratori, che devono ringraziare di essere sfruttati. Perché l lavoro non è più un diritto ma un privilegio: privilegiati per essere schiacciati dalla precarietà. Non è lavoro. 

Non credete nella felicità rappresentata da altri, ma credete nella felicità interiore, crediamo nella pace interiore, nella pace con il mondo esterno e con l’ambiente. Abbiate l’audacia di andare incontro alla speranza. Continuiamo a sognare e continuiamo a trasformare i nostri sogni in realtà, costruendo comunità e uscendo dal mondo dell’individualismo. Viva la pace, viva l’amore, viva la solidarietà”.

FOTO DI:  Luigi Colella

 

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