“Quando le future generazioni interrogheranno la storia per sapere cosa abbiamo fatto per evitare che la nostra comunità umana precipitasse nella terza guerra mondiale, devono vedere che abbiamo rifiutato di cullare l’illusione d’impotenza che spinge all’arrendevolezza.
Quando i nostri figli domanderanno al passato cosa abbiamo fatto per salvare la nostra comunità umana dal malvagio spirito della guerra, dovranno constatare che abbiamo rifiutato di essere rinchiusi nella prigione dell’indifferenza che costringe alla passività.
Quando i nostri nipoti chiederanno al corso degli eventi cosa abbiamo fatto per promuovere l’avanzamento dello Spirito della Pace, della Giustizia e della Libertà devono notare che abbiamo rifiutato di cedere alle sirene degli egoismi che conservano il comfort dello status quo nell’immobilismo”.
Con queste parole parole Aboubakar Soumahoro, insieme alla Lega Braccianti, Invisibili in Movimento e tante altre organizzazioni, associazioni artisti e artiste, ha indetto “Insieme per la Pace”, una piazza di cultura e musica contro il frastuono delle bombe che riecheggia dall’Ucraina all’Afghanistan, dallo Yemen all’Etiopia, fino a tutti i territori colpiti dalle sofferenze generate dalle guerre.
Anche la Lega Braccianti ha avuto la necessità di esserci, per ribadire un forte NO all’economia bellica, allo sfruttamento e agli interessi che stanno dietro ad ogni conflitto dove a pagare sono sempre le persone comuni. Con tanti altri e tante altre abbiamo innalzato un inno di pace, elevando il dibattito oltre paura, gli interessi e il senso di arrendevolezza, unendoci per immaginarci un concetto di pace che vada oltre la semplice assenza di guerra.
Una pace che si costruisce sulla giustizia sociale, sull’uguaglianza, e sul rispetto della dignità di tutte le persone. L’abbiamo fatto rivolgendoci a tutte le guerre, a tutti i conflitti, che fanno soffrire tutti e tutte coloro che già soffrono per le ingiustizie alimentate dalla medesima sete di potere che ispira le guerre: quelle sociali ed economiche e quelle ambientali che sempre più colpiscono i più deboli, sia in Occidente che nei paesi più poveri.
Per questo abbiamo portato le nostre testimonianze dalle campagne del Foggiano, dove la nostra condizione è per molti ancora invisibile.
Mamadou Kone, bracciante del Mali, Lega Braccianti:
“Mi chiamo mamadou kone, dalle campagne di Foggia. Dal 2002 sono scappato dalla guera per venire a cercare la pace in Europa. Adesso c’è la guerra in Ucraina. Da quando è cominciata questa guerra nessuno di noi nelle campagne dorme bene. Dobbiamo pregare insieme per la pace. In tanti non sanno quello che succede nelle campagne. Nel nostro paese noi non riusciamo a manifestare, e in tanti ce ne siamo andati perchè da dove viviamo non si può vivere bene. Adesso è cominciata la guerra in Ucraina, e non riesco a guardare il telegiornale. Tutti insieme da un unico cuore, dobbiamo fermare le guerre per vivere in un mondo di tranquilltà. E per fermare i trafficanti di armi in africa, giorno e notte. Dobbiamo cambiare la politica. Noi sappiamo cosa significa la guerra. I governi europei non ne parlano ma tanti militari occidentali sono nei nostri paesi. Più di cento mila”.
Siamo venuti per condividere un pensiero anche sulle guerre di cui si parla meno e che hanno meno attenzione mediatica, ma che dovrebbero essere denunciate con la stessa forza, cercando di dar voce anche a quelle sofferenze invisibili di chi scappa dalle guerre ed è costretto in un’esistenza di precarietà e sfruttamento.
Kone Brah Hema, Attivista Lega Braccianti e Portavoce Coalizione Internazionale Sans-papiers, Migranti e Rifugiati – Italia (CISPM)
“Buonasera a tutti. Sono felice di vedere questa piazza colorata. Sono felice per l’obbiettivo e per la ragione che ci ha riuniti, la pace. Che significa uguaglianza, libertà, libertà di circolazione, significa combattere il razzismo. Significa denunciare quello che fanno le nazioni più potenti in giro per il mondo. La pace deve essere oggi qualcosa a cui noi tutti aspiriamo. La prima guerra mondiale, la secoda guerra mondiale, fino alla guerra fredda, devono essere un insegnamento. Interpelliamo le diverse istituzioni affinchè applichino la diplomazia per raggiungere la pace. Quello che succede oggi in Ucraina e in altri paesi dell’Africa e del mondo, dove i potenti sostengono i poteri che vanno contro la democrazia. In Costa d’Avorio, il mio paese d’origine, c’è quello che noi abbiamo chiamato il terzo mandato, che la Francia ha sostenuto, creando la rivoluzione, e qindi la guerra e la guerra civile. Usiamo la diplomazia per spegnere le fiamme della guerra. La parte civile deve muoversi insieme per non vedere gli altri morire o soffrire. Chiediamo che l’umanità sia rispettata, a dispetto del colore della pelle”.
Continuiamo a costruire ogni giorno un’idea di pace che portiamo con noi nelle lotte che portiamo avanti.
FOTO: Ilaria Magliocchetti / @